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Una maglietta marrone ai brillanti cretini

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Maglietta marrò

Siamo allergici a qualsiasi sottoscrizione di manifesti: difficilmente vedrete il nostro nome mischiarsi a ciuffi di firme che infoltiscono la chioma, ormai indomabile, della retorica. Siamo lettori selvaggi di Giorgio Manganelli che nel Lunario dell’orfano sannita, indagando sulla geografia della decaduta oratoria, sfodera un mirabile attacco all’abuso dell’appello: «Non proponendosi di docere, vale a dire fornire informazioni, ma solo di movere, non ha doveri di veridicità, ma anzi di opportuna manipolazione. Mutolo persuasore, il testo dell’appello deve far supporre gesti impetuosi, tragici pallori, voce rotta o nobilmente asseverativa».

Siamo fuori dalla repubblica degli appellanti che ha chiuso i porti a chi avanza un ragionamento, ignora l’hashtag umanitario del giorno e non ha trovato nulla che gli stesse bene nel gremito centro commerciale dei Proclami, dove vanno a ruba le camicie dell’ovvio e le magliette educative. Nel diluvio di colori, il magliettismo è l’ideologia che palpita in passarella. Sinistrati, senzastellati, destrorsi smarriti, populisti col durex, magliari del tweet, filosofi del riporto, cinematografari della gogna, teatranti accessoriati e bagnini dell’orizzonte si sfidano a colpi di cotone, mezze maniche e girocolli. In assenza di leader, comandano i capi d’abbigliamento. Se col tempo il pensiero ha perso i nobili vestiti della parola, inevitabilmente l’appello odierno è diventato tutto indumento. Innamorati della giocosità, lontani dall’implacabile missione degli appellanti, più che indossare magliette vorremmo regalarne una in particolare a chi si è contraddistinto per scelte e azioni prive di buon senso, ammalate di meschinità e brillante cretineria. La maglietta è di un marrone intenso (hashtag: #magliettamarrone), colore indicativo che ricorda non solo la faccia delle castagne.

Come si fa a non donare una bella maglietta marrò al primario danzante che ha scambiato l’Ospedale del Mare per una Rotonda sul Mare, chiudendo un reparto intero pur di festeggiare la fresca nomina? Come non distribuirle anche agli orchestrali del “Fred Bongusto delle corsie”, complici nel condividere il passaggio dal by pass al by night? Come si può non prevedere una generosa fornitura di magliette per il sindaco de Magistris e i responsabili dell’indecorosa calamità dei trasporti a Napoli? Per quanto tempo ancora saremo costretti a munirci di sacchi a pelo ogni volta che raggiungiamo le fermate dei pullman? Come si fa a non far recapitare all’assessorato alla Cultura e al Turismo della città una maglietta marrone dopo aver visto la trashissima statua di Giambattista Vico, innalzata a piazza Municipio per celebrare il filosofo della Scienza nuova, invece di salvare dall’incuria l’originale in villa Comunale? Quando scopri che l’opera in cartapesta è costata 33mila e rotti euro, sottratti dal fondo della tassa di soggiorno, capisci che non c’è sventura peggiore, per dirla alla Flaiano, di «un cretino pieno di idee». Una maglietta marrò la inviamo anche all’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini che nel 2010 è riuscita nel capolavoro di scegliere per il ‘900 nelle “Indicazioni nazionali” dei Licei esclusivamente poeti e scrittori non del Sud. Provvedimento confermato anche dai ministri venuti dopo – magliette per tutti! – come se la letteratura meridionale appartenga a una dimenticabile cultura cadetta.

Rischieremmo un epilogo in mutande per gli stock di magliette da spedire ai nostri eroi. Facendoci prendere dal gioco, siamo certi che non ci limiteremmo a inviare l’omaggio a una lista blindata, ma inizieremmo ad allungarla con gli scavalcatori delle file, i creativi dell’insulto, i taroccatori dei curriculum, i tradivori dell’etere, gli orecchianti della sera, i pidocchiosi dell’anima, i libidinosi di servitù, i polifonici fancazzisti, i suggeritori d’ipocrisie e i proprietari di cani sicari che, fregandosene altamente, minano le vie di bombe mortali per i sandali dei passanti. Sono gli stessi che indossano l’ultima griffe del moralismo, firmano manifesti, caricano appelli su youtube, seducono followers, movimentano luoghi comuni, professano bontà, mobilitano coscienze, rettificano, s’indignano, aprono a comando l’armadio della protesta dove i colori della rivoluzione, buoni per ogni stagione, sono appesi alle stampelle. Sono troppe le magliette marroni: distribuirle impegnerebbe una vita intera. Anche se, di tanto in tanto, farlo fa bene. E’ un bisogno del cuore.

 


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